LA GENESI DE “MARTINO GATTO DA GIARDINO”

N.B. I meccanismi psicologici qui sotto descritti NON DEVONO essere rivelati ai bambini.

" Adeguamento " 


“Martino gatto da giardino" è un fumetto. Nel senso che, come per il precedente, non può essere definito una storia illustrata in quanto sono le didascalie sottostanti che illustrano i disegni e non viceversa. Quindi, come vedremo più avanti, è stato fatto un accurato lavoro di sceneggiatura per sezionare il racconto in “scene”. Infatti, le didascalie non esprimono lo svolgimento narrativo della storia ma si limitano a descrivere la scena.
Con il nostro quinto lavoro, abbiamo voluto fare un omaggio. Inseguendo il senso del celebre romanzo di I. Calvino, ormai entrato a far parte del patrimonio collettivo, che si chiama "Il barone rampante", abbiamo voluto richiamare alla memoria dei nostri avventori proprio quel romanzo. Se il barone rampante quindi è tale, perché in seguito ad un rimprovero arrampica sugli alberi, il personaggio di Martino lo è altrettanto, poiché anch’egli si trova in quello stato psicologico di alienazione e fuga dal mondo, conseguente ad un rimprovero, che fu tanto caro a Calvino. E, se nel romanzo di Calvino questa condizione giunge ad una forma irreversibile e fantastica, nel nostro caso, invece, essa realisticamente rientra poco più avanti. Infatti, se questo stato psicologico fosse permanente, come nel romanzo citato, lo chiameremo “nevrosi infantile”. Ma, siccome normalmente non lo è, per praticità esplicativa d'ora in avanti lo chiameremo appunto “rampantismo”. Chiunque, adulti compresi, dopo essere stato ragguardito, tende momentaneamente ad isolarsi ed a percepire l’ambiente come ostile, figuriamoci un bambino. Ma, lasciando da parte gli adulti che non sono in oggetto in questa storia, se non complementariamente, dobbiamo capire che questa è una componente imprescindibile della percezione infantile. Cosa ne sa infatti un bambino se e perché ha sbagliato? Un bambino vuole tutto, senza limiti. Sarebbero gli adulti che dovrebbero mettergli un freno e, quando lo fanno, il mondo è cattivo. Lui vuole solo essere amato, di un amore incondizionato ovviamente, ci mancherebbe! Ma c’è anche un’altra componente imprescindibile nella personalità del bambino, ed è che egli è capace di chiedere scusa. Quindi, prima di proseguire, vediamo subito il soggetto della nostra storia, poiché da esso possiamo già trarne qualche elemento indicativo su questo tema.
Antefatto. Il padrone del gatto Martino torna a casa dal lavoro, e lo sorprende a dormire sul suo letto.
Misfatto. Martino viene cacciato in modo risoluto.
Fatto. Martino esce di casa e giura a se stesso di non rientrarci più. Vuole diventare un gatto da giardino.
Epilogo. Dopo molte ore passate all’aperto, il padrone lo va a cercare, e Martino rientrerà in casa, portato a braccia.
Dunque, la verità è che il bambino non sarebbe un ribelle intransigente alle regole. Anzi, una delle sue prerogative è proprio quella di sapersi sottomettere. Quindi, egli vorrebbe sottomettersi, ma non ne è cosciente. Infatti, vive di aspettative e rifiuti. Si aspetta di essere amato, coccolato, viziato, e rifiuta chi non lo fa. Così, quando un adulto decide di mettere un limite alle sue infinite pretese, egli si allontana, ma solo temporaneamente. Ovvero, fino a quando non comprende che quella è una regola, alla quale poi si sottoporrà di buon grado, perché così si sentirà di nuovo protetto e stimato, in una parola amato. Inutile dire che così facendo egli compie un passo in avanti pur rimanendo bambino. Ovvero, elabora il dolore causato da una limitazione, pur rimanendo oggetto delle attenzioni degli adulti. In altre parole, accetta di rinunciare a qualcosa per non rinunciare a tutto. Sarebbe infatti improbabile, sia che il bambino prorogasse ad oltranza la sua condizione di ”rampantismo”, sia che in seguito a riconciliazione tornasse a trasgredire la nuova regola. In entrambi i casi, defilarsi per sempre o sostenere un'aperta contrapposizione richiederebbero un'assunzione di autonomia affettiva che il bambino ancora non puo' avere. In sostanza, il suo scopo sarebbe quello di essere amato, e non quello di essere odiato oppure rendersi autonomo. Per tanto, la differenza nel percepire una limitazione, non come un fatto personale, ma come una regola che prescinde dall'affetto che ci sarebbe dovuto, giunge a noi dalla formazione di una componente psichica chiamata Se' o Super-Io, la quale trova il suo completo compimento con la strutturazione della personalita' adulta. Ma, allora, come fa un bambino "a farsela passare"? O meglio, come fa un soggetto ad elaborare la delusione derivante da un presupposto messo a condizione del proprio preteso affetto incondizionato? Poiché questo è il fulcro attorno al quale ruota la nostra storia e, per capirlo, dobbiamo ragionare proprio per iperbole, non tanto nei confronti di un'eventuale contrapposizione che non puo' avere luogo come gia' visto, quanto nei confronti di un rifiuto ad oltranza. Ovvero, il "rampantismo" in oggetto. Cito testualmente dall’ultimo capoverso del primo capitolo del romanzo di Calvino: “Cosimo salì fino alla forcella d’un grosso ramo dove poteva stare comodo, e si sedette lì, a gambe penzoloni, a braccia incrociate con le mani sotto le ascelle, la testa insaccata nelle spalle, il tricorno calato sulla fronte. Nostro padre si sporse dal davanzale. –Quando sarai stanco di star lì cambierai idea!- Gli gridò. –Non cambierò mai idea,- fece mio fratello, dal ramo. –Ti farò vedere io appena scendi!- E io non scenderò più!- E mantenne la parola.” Quindi, se dicevamo che il bambino accetterebbe volentieri una nuova regola, al fine di sentirsi stimato, proprio perché la rispetta, risulterebbe difficilmente immaginabile il prorogarsi ad oltranza del suo “rampantismo”. Infatti ciò, anche in questo caso, richiederebbe un’assunzione di autonomia affettiva. Ovvero, la strutturazione della personalità adulta, questa volta risultante però, non dalla stima del genitore, ma, al contrario, dalla sua mancanza. Di conseguenza, ne nascerebbe una personalità irrisolta, affetta da quella che viene chiamata “nevrosi infantile”. Quindi, se il bambino decide che sarebbe meglio rinunciare a qualcosa, piuttosto che rinunciare a tutto, egli compie un gesto di grande maturità per la sua età, poiche' sente di aver già “pagato” per il suo errore, e non vede l’ora di cominciare a far sua la nuova regola. A questo proposito, nel nostro “Martino gatto da giardino" abbiamo voluto sottolineare l'aspetto della riconciliazione, poiché, per definizione, essa è differente dalla prospettiva di un rifiuto ad oltrenza, come invece viene narrato nel romanzo di Calvino. Quindi, il messaggio che potrebbe rimanere a un lettore, da questa nostra storia, è che, ad avvenuta riconciliazione, una limitazione che sembrava essere personale, in realtà non lo era.
Come già accennato, il soggetto è stato sezionato in scene che sono appunto la risultanza di un percorso narrativo scandito dalle immagini. A tale scopo, le azioni repentine sono state dilatate con la ripetizione di più scene, mentre le digressioni narrative sono state economizzate, concentrando in una sola scena l'avanzamento della storia. A questo punto sono stati scritti i testi.
Quindi dalle scene scritte, si è passati alla realizzazione di “bozzetti”, per cominciare ad immaginare visivamente le scene.
Per il disegno, come nel fumetto precedente, ci siamo trovati di fronte ad un dilemma. Scegliere un tratto stilizzato o realistico. Quello realistico non si addice ad una storia per bambini, poiché essi si esprimono nell'ambito del gioco e non nella realtà. Quello stilizzato, invece, non ci consente di tratteggiare lo sfondo, indispensabile allo svolgimento della nostra storia (Lo sfondo stilizzato è ad esempio quello di Topolino che ovviamente è surreale). Quindi, abbiamo deciso di scegliere un tratto che rappresentasse un compromesso. Un disegno realistico, ma come se fosse fatto da un bambino, stentato e con l'anatomia appena accennata.
Per la colorazione, sempre per dare l'impressione che non fosse troppo realista, ci siamo avvalsi dell'uso del computer.
Infine, abbiamo aggiunto le didascalie e salvato i file in modo da stamparli fronte-retro. Le vignette vengono tagliate e rilegate a mano.

 

ANNO MMXIV