LA GENESI DE “MARTINO AVVENTURIERO"

N.B. I meccanismi psicologici qui sotto descritti NON DEVONO essere rivelati ai bambini.

"Bimbi spericolati"

“Martino avventuriero” è un fumetto. Nel senso che, come per il precedente, non può essere definito una storia illustrata, in quanto sono le didascalie sottostanti che illustrano i disegni e non viceversa. Quindi, come vedremo più avanti, è stato fatto un accurato lavoro di sceneggiatura per sezionare il racconto in “scene”. Infatti, le didascalie non esprimono lo svolgimento narrativo della storia, ma si limitano a descrivere la scena.
Questa storia si allontana leggermente da quella che è la nostra materia d’elezione, ovvero la psicologia evolutiva, ma di poco. Infatti, secondo noi anche questo passo di psicologia possiede in sé un valore evolutivo e, più in generale, formativo per l'individuo. Abbiamo voluto quindi affrontare in questo secondo libretto un argomento affine che, nell’ambito della psicanalisi classica, viene chiamato “sviluppo affettivo”. Questo argomento, introdotto da Sigmund Freud e sviluppato in seguito dalla figlia Anna, tratta dell’ equilibrio che s’instaura tra le componenti della psichiche e che si modifica nel corso di tutta la vita. Nel periodo di età da noi preso in considerazione, cioè la fanciullezza, questo processo formativo, pur essendo completamente automatico, può essere affinato ed incoraggiato. E’ infatti vero che nel corso della vita non arriveremo mai ad essere completamente obbiettivi e, d’altro canto, risulta essere ugualmente importante che le pulsioni rimangano pure ed incontaminate dalle legittime titubanze dell’Io, per avere  maggiore slancio ed intraprendenza personali. Da ciò, si deduce che potremmo contribuire a sviluppare in maniera separata ed indipendente le componenti psichiche. Infatti, al contrario di quanto sarebbe intuitivo ritenere, le due maggiori componenti psichiche cioè l’inconscio e l’Io, non si pongono naturalmente in discriminazione tra loro. Ovvero, sarebbe erroneo ritenere che una maggiore razionalità reprima le pulsioni e l’intraprendenza, opponendo cautela e ponderazione. Viceversa, che una personalità ricca di stimoli pulsionali, incida sulla facoltà di discernimento. Se volessimo creare una scala di valori in questo senso, dovremmo piuttosto mettere da un lato la totale fusione tra inconscio ed Io, mentre dall’altro una irrealistica e perfetta oggettività. Quindi, quando abbiamo un calo delle prestazioni razionali, causato da una banale febbre o da un’intensa emozione, perdendo parte delle capacità di valutazione oggettiva, è proprio lì che rischiamo di reprimere l’inconscio, a causa del biasimo che ne deriverebbe dall’affrontare, con esso, una situazione che richiederebbe invece discernimento. Simultaneamente, l’Io verrebbe superato nella sua funzione. Quando invece, abbiamo una netta separazione tra le componenti psichiche, non solo esse non entrano in conflitto, ma si valorizzano vicendevolmente. Come? Semplicemente non contaminandosi. Quindi, se è vero che l’inconscio è innato e immutabile, coltivando un Ego sano e forte, valorizziamo anche l’espressione pulsionale.
Come già detto nella copertina di tergo, questo fumetto può fornire al fanciullo un modello emulativo e di rinforzo nel processo formativo dell’Ego. La percezione del bambino nei confronti del protagonista Martino è quindi positiva ed esemplare. Nella prima parte, il lettore può facilmente riconoscersi nel protagonista, sia per l’entusiasmo nel gioco, sia per le paure che da esso derivano, e che, in questa età cominciano a farsi sentire. Il meccanismo “dell’angoscia” è infatti una delle strategie messe in atto dall’Ego quando questo comincia ad assumere il controllo sugli impulsi. Spesso “l’angoscia” viene accompagnata da un senso di frustrazione, per il mancato appagamento dei desideri impulsivi. E’ quello che succede a Martino durante la prima parte della storia, e che probabilmente accade anche nella vita dei nostri lettori bambini. In pratica, l’inconscio tenta di ribellarsi alla nascita della coscienza razionale che induce timori e cautela, creando appunto "frustrazione”, per il mancato appagamento degli impulsi. Un vero e proprio conflitto! Inoltre, nella rielaborazione notturna che il protagonista ha delle proprie scorribande, oltre “all’angoscia”, possiamo riconoscere altri due stratagemmi messi in atto dall’ego per difendersi dall’inconscio. Ad esempio, quando Martino sgrida Nerino per aver attraversato la strada senza guardare, egli attua  la “proiezione” che consiste nel attribuire ad altri le nostre pulsioni, mettendo così un freno, invece nei confronti di noi stessi. E quando litiga con Martina, senza nemmeno saperne il motivo, egli blocca la sua attrazione per l’amica con una “reazione inversa” e purtroppo smisurata, ma solo fino a quando non sarà in grado di gestire completamente le sue pulsioni. Nella seconda parte, ed anche qui il lettore potrebbe riconoscersi, Martino riesce finalmente ad addormentarsi, accantonando le sue preoccupazioni, per dare sfogo alla propria fantasia. Ma, per fortuna, anche questa è una strategia del nuovo Io. Si chiama infatti  “gratificazione in fantasia” la capacità di dirottare una pulsione su di un obbiettivo immaginato, distogliendola da un obbiettivo reale. Così Martino sogna di essere un avventuriero ed al mattino, qui la terza parte, avviene forse la più bella di tutte le strategie dell’Io: “L’identificazione”. Martino decide che vuole essere lui quell’avventuriero e se ne assume l’onere. Accade, infatti, che l’Ego copi una delle immagini create dall’ inconscio assumendone le sembianze, ma soprattutto assumendone l’energia pulsionale. Questa sorta di furto della personalità è molto importante nella formazione dell’ego, poiché consente di incanalare parte delle energie che provengono dall’inconscio. Così Martino, investito del nuovo ruolo, applica l’ultima strategia: la “sublimazione”, la quale consiste nel dirottare la pulsione originaria, in modo che venga esaudita con un’attività sostitutiva. Per l’inconscio, infatti, non è fondamentale che i compiacimenti siano reali, ma che siano soddisfatti. Quindi, con il plauso degli amici, egli dirigerà le scorribande del gruppo verso il parco giochi.
In pratica, tutta la storia potrebbe fungere da rinforzo in un processo, come già detto, che è completamente automatico in questo arco di età. Tuttavia, per il bambino sarebbe molto importante avere la possibilità di perfezionare al meglio questa funzione, poiché, come già accennato, un Ego ben strutturato e indipendente rende l’inconscio puro e incontaminato, quindi più efficiente. Per contro, un inconscio libero e incontrollato rischierebbe di rimanere “represso” nell’incontro con la realtà. Quindi, questa storia può servire a confermare e a perfezionare la metamorfosi in atto nel bambino, al fine di bilanciare le controspinte esercitate dall’Es, che sono ancora preponderanti rispetto all’Ego nascente.
Il soggetto di questa storia è così strutturato:
Prologo. Martino rientra a casa dopo le scorribande pomeridiane, ma alla sera non riesce a dormire. Ripensando ai fatti della giornata, si sente combattuto tra la voglia di divertirsi e la paura provata per i pericoli scampati, nel corso dei suoi divertimenti.
Antefatto. Mettendo da parte le sue preoccupazioni, riesce ad addormentarsi e sogna di vivere una vita avventurosa.
Epilogo. Svegliatosi al mattino, decide di fare buon uso dei suoi tormenti notturni e, riuniti gli amici, li accompagna al parco giochi dove, fantasticando, essi possono simulare le loro scorribande in tutta sicurezza.
Come già accennato, il soggetto è stato sezionato in scene che sono appunto la risultanza di un percorso narrativo scandito dalle immagini. A tale scopo, le azioni repentine sono state dilatate con la ripetizione di più scene, mentre le digressioni narrative sono state economizzate, concentrando in una sola scena l'avanzamento della storia. A questo punto, sono stati scritti i testi.
Quindi, dalle scene scritte si è passati alla realizzazione di “bozzetti”, per cominciare ad immaginare visivamente le scene.
Per il disegno, come nel fumetto precedente, ci siamo trovati di fronte ad un dilemma. Scegliere un tratto stilizzato o realistico. Quello realistico non si addice ad una storia per bambini, poiché essi si esprimono nell'ambito del gioco e non nella realtà. Invece, quello stilizzato non ci consente di tratteggiare lo sfondo, indispensabile allo svolgimento della nostra storia (Lo sfondo stilizzato è ad esempio quello di Topolino che ovviamente è surreale). Quindi, abbiamo deciso di scegliere un tratto che rappresentasse un compromesso. Un disegno realistico, ma come se fosse fatto da un bambino, stentato e con l'anatomia appena accennata.
Per la colorazione, sempre per dare l'impressione che non fosse troppo realista, ci siamo avvalsi dell'uso del computer.
Infine, abbiamo aggiunto le didascalie e salvato i file in modo da stamparli fronte-retro. Le vignette vengono tagliate e rilegate a mano.
 

ANNO MMXIII