LA GENESI DE “MARTNO E IL TRASLOCO"

    N.B. I meccanismi psicologici qui sotto descritti NON DEVONO essere rivelati ai bambini.

    "Distacco affettivo"

    "Martino e il trasloco" è un fumetto. Nel senso che non può essere definito una storia illustrata, in quanto sono le didascalie sottostanti che illustrano i disegni e non viceversa. Quindi, come vedremo più avanti, è stato fatto un accurato lavoro di sceneggiatura per sezionare il racconto in “scene”. Infatti, le didascalie non esprimono lo svolgimento narrativo della storia, ma si limitano a descrivere la scena.
    Come già detto nella copertina di tergo, questo fumetto può stimolare il fanciullo ad elaborare un eventuale distacco forzoso. La percezione del bambino nei confronti dell'eroe Martino è quindi positiva ed esemplare. Infatti, nella prima parte della storia Martino viene percepito nel duplice ruolo di bambino, alle dipendenze della sua famiglia che lo sfama e lo accudisce, e di adulto indipendente che si aggira tra le strade del suo quartiere, andando e venendo quando gli pare. Sebbene la personalità del bambino ripudi la figura dell'adulto, in quanto ingestibile (le strade costituiscono un pericolo imprevedibile), a livello ludico la duplice figura del bambino-indipendente (!) risulta essere estremamente accattivante, solleticando fin da subito le simpatie del giovane lettore per il protagonista. Detto questo, si capisce anche perché l'esperienza traumatica vissuta da Martino non possa costituire un pericoloso esempio imitabile. Il fatto che il gatto scappi dalla sua nuova casa per raggiungere il suo vecchio quartiere simboleggia efficacemente la condizione di nostalgia in cui si trovano temporaneamente tutti gli individui colti da distacco affettivo. Ma ciò non è imitabile da parte di un bambino il quale non rinuncerebbe mai ad essere accudito, volontariamente. Questa osservazione ci introduce subito ad illustrare la soluzione finale della storia. Infatti, la scelta optata da Martino di rimanere nella nuova casa, e farsi una vita nuova, non viene percepita come una rinuncia, dal cocciutissimo punto di vista del fanciullo, ma come l'unica rivalsa possibile, e quindi come una vittoria nei confronti dell'ingiustizia subita. Ancora una volta Martino viene percepito come un eroe. Vince contro il destino, scegliendo di rimanere bambino. Tuttavia, facendo questa scelta, egli compie un passo in avanti. Infatti, per la prima volta nella sua vita è costretto ad affrontare il dolore, e non c'è genitore che possa aiutarlo. Nessuno lo può consolare. E' solo e soffre. Ma non vuole rinunciare al suo status di bambino per tutto ciò. Non è ancora pronto. Quindi, come per tutti gli animali, l'istinto di autoconservazione predomina. Per tanto, egli vuole rimanere un bambino, accudito e riverito, anche se sta male. Allora diventa ipocrita, spostando la sua nostalgia dalla vecchia alla nuova casa. L'occasione gli viene offerta dall'arrivo dei “gatti intrusi”. Quindi, non gli manca più la vecchia casa. Ora gli manca quella nuova. Ed è proprio questa forma d'ipocrisia con se stesso che gli fa elaborare il dolore. Senza accorgersene, Martino sta diventando grande. Infatti, egli tradisce se stesso, rinuncia a qualcosa per non rinunciare a tutto. Ma, ormai, la sua integrità di bambino si è comunque compromessa, compiendo il suo primo passo verso il mondo degli adulti. Quindi dicevamo, il lettore percepisce la scelta di Martino come l'unica rivalsa possibile contro il destino avverso. Pur non essendo una storia dal finale piacevolissimo, il lettore potrebbe trarne uno stimolo ad affrontare un problema che finora non aveva mai contemplato.
    Il soggetto di questa storia è così strutturato:
    Prologo. Viene descritta la vita felice del gatto Martino. Come fa ad uscire e tornare a casa, le sue abitudini.
    Antefatto. Seguendo il suo padrone e un ospite, mentre essi si stanno recando al bar, Martino per la prima volta si allontana considerevolmente da casa.
    Misfatto. Un giorno, Martino viene allontanato forzatamente dal suo quartiere a causa del cambio di domicilio dei suoi padroni.
    Fatto. Seguendo il suo padrone ed il solito ospite che si recavano al medesimo bar, Martino scopre come tornare nel suo vecchio quartiere e fugge.
    Epilogo. Tornato nella nuova casa, Martino sorprende alcuni gatti che durante la sua assenza si aggiravano nel giardino e decide di rimanere.
    Come già accennato, il soggetto è stato sezionato in cinquanta scene, che sono appunto la risultanza di un percorso narrativo scandito dalle immagini. A tale scopo, le azioni repentine sono state dilatate con la ripetizione di più scene uguali, mentre le digressioni narrative sono state economizzate, concentrando in una sola scena l'avanzamento della storia. A questo punto sono stati scritti i testi.
    Quindi, dalle scene scritte si è passati alla realizzazione di “bozzetti” per cominciare ad immaginare visivamente le scene.
    Per il disegno ci siamo trovati di fronte ad un dilemma. Scegliere un tratto stilizzato o realistico. Quello realistico non si addice ad una storia per bambini, poiché essi si esprimono nell'ambito del gioco e non nella realtà. Quello stilizzato invece non ci consente di tratteggiare lo sfondo, indispensabile allo svolgimento della nostra storia (Lo sfondo stilizzato è ad esempio quello di Topolino che ovviamente è surreale). Quindi, abbiamo deciso di scegliere un tratto che rappresentasse un compromesso. Un disegno realistico, ma come se fosse fatto da un bambino, stentato e con l'anatomia appena accennata.
    Per la colorazione, sempre per dare l'impressione che non fosse troppo realista, ci siamo avvalsi dell'uso del computer.
    Infine, abbiamo aggiunto le didascalie e salvato i file in modo da stamparli fronte-retro. Le vignette vengono tagliate e rilegate a mano.
     

    ANNO MMXIII